Educare al compito, non al risultato.

24 Novembre 2016

Qual è la differenza tra questo tipo di incitamenti….

“Devi migliorare!”
“Stavolta prova a prendere un 7 nel tema”
“Quest’anno dobbiamo vincere”

…e questo?

“Devi essere più aggressivo in difesa”
“Stavolta prova ad approfondire le conclusioni nel tema”
“Quest’anno dobbiamo migliorare nei placcaggi e nella touche”

La differenza è enorme. In psicologia si direbbe che nel primo caso il clima motivazionale è orientato sul risultato, nel secondo è orientato sul compito.
Il clima motivazionale di un contesto si riflette nella formulazioni degli obiettivi, nelle aspettative, nelle indicazioni date, negli incoraggiamenti e nei riconoscimenti da parte delle figure di riferimento. In una società sportiva, ad esempio, il clima motivazionale viene creato dal Presidente, dagli allenatori, dal preparatore atletico, dai dirigenti; in una scuola, dal Dirigente scolastico, dagli insegnanti e dai genitori.

I due gruppi di frasi, esposti precedentemente, sono entrambi finalizzati a spronare verso un traguardo, ma mentre nel primo (orientamento sul risultato) viene posto un obiettivo finale senza precisare in alcun modo come conseguirlo, nel secondo (orientamento sul compito) l’obiettivo non è il conseguimento di un traguardo ma quello di acquisire o migliorare un’abilità specifica.

“Devi migliorare” diventa quindi “allenati di più nel passaggio”
“Vai bene a scuola” diventa “prendi appunti in classe”, “stai attento durante le lezioni”, “prova a ripetere dopo aver studiato” ecc…
“Difendi meglio” diventa “placca più basso”, “piega di più la gambe” ecc…

In un clima motivazionale orientato al risultato abbiamo indicazioni vaghe, che possono disorientare i ragazzi (soprattutto in situazioni concitate come partite, interrogazioni, esami…) poiché non spiegano specificamente cosa fare: come si fa a vincere? Come si fa a migliorare? Inoltre, non permettono al ragazzo di monitorare se effettivamente si stia avvicinando all’obiettivo o meno.
In un clima orientato al compito, invece, si parte da un’analisi della situazione attuale per poi intervenire su competenze specifiche che il ragazzo può costantemente monitorare e che potranno contribuire ad un risultato finale (vittoria, miglioramento, promozione ecc..).
Dal punto di vista motivazionale, costruire un clima o l’altro fa la differenza. Con un clima orientato sul risultato, non sapendo esattamente come agire per raggiungere l’obiettivo, i ragazzi risultano meno motivati e non esperiscono un senso di controllo (vincere, ad esempio, non dipende solo da se stessi ma anche dal valore degli avversari e molte altre variabili); inoltre, qualora l’obiettivo non venga conseguito, la ricaduta negativa sull’autostima può essere forte (“non ho vinto, quindi ho fallito”). Al contrario, con un clima motivazionale orientato sul compito, i ragazzi sanno esattamente come agire per migliorare quella specifica abilità, risultando quindi più motivati; il conseguimento dell’obiettivo è sotto il loro controllo, poiché dipende esclusivamente dall’impegno. Un eventuale fallimento viene quindi interpretato in maniera più costruttiva, poiché attribuito principalmente ad un impegno non sufficiente (“ho sbagliato tanti passaggi, devo esercitarmi di più”).
La differenza tra i due climi motivazionali ha ricadute concrete (in ambito sportivo, scolastico e lavorativo) sul senso di auto-efficacia, sul divertimento, sulla percezione di competenza, sull’impegno profuso e infine sull’abbandono sportivo.

Come si stabilisce un clima motivazionale orientato sul compito? Alcuni esempi:

  • Riconoscendo il valore della prestazione, non del risultato
  • Stabilendo obiettivi che siano specifici e raggiungibili con l’impegno
  • Monitorando e riconoscendo sempre i progressi, seppur di lieve entità
  • Evidenziando i punti di forza di ciascuno
  • Riconoscendo l’impegno profuso
  • Valorizzando il divertimento come leva motivazionale
  • Coinvolgendo la squadra nella presa di decisioni

 

Dott. Alberto Fistarollo, psicologo
Rugby Riviera 1975